Un articolo scritto dal giornalista Simon Kuper, sul Financial Times, ha scatenato un ampio dibattito in Inghilterra: “Meglio la vita o la carriera per i nostri figli?”. Secondo Kuper: vale davvero la pena (vista la nostra esperienza lavorativa) spingere i figli a una super carriera, a stipendi d’oro, in cambio di stress e infelicità? Costringere la prole, come fanno tanti genitori, a grandi performance nello studio e ad alti livelli di competitività a diventare manager, banchieri, avvocati e giornalisti… tristi?
Ne vale la pena? Forse no, come confermano le ultime ricerche nel Regno Unito: tra i lavori che rendono più felici, ai primi posti, ci sono il sacerdote, il personal trainer, l’insegnante di scuola, l’artigiano e il contadino. Mentre, tra i lavori che generano infelicità ai primi posti: i più remunerati e stressanti. Ossia, il solito manager sull’orlo di una crisi di nervi. Quale genitore, dopo questa brutale analisi, augurerebbe al proprio figlio un lavoro di successo?