Basta un prelievo di sangue per diagnosticare immediatamente un “vero” attacco di cuore. Il test realizzato in Scozia, è già disponibile in molti ospedali italiani.
Un nuovo test ematico, rapido, efficace e altamente “sensibile”, è capace di scovare anche concentrazioni bassissime di una particolare proteina che viene rilasciata nel sangue in caso di danno cardiaco acuto. È questa l’ultima strategia per diagnosticare, in meno di un’ora, il ‘vero’ infarto da un campanello di allarme sospetto. Il test, già disponibile in 180 ospedali italiani, è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo, che ne hanno dimostrato l’efficacia grazie a uno studio (pubblicato su The Lancet) condotto in collaborazione con un équipe americana, su oltre 6300 pazienti.
Non tutti i dolori al petto sono uguali. Infatti, solo due su dieci circa possono evolvere in un infarto; nella maggior parte dei casi, il temuto dolore al braccio e la fitta toracica non hanno esiti critici per il miocardio, né nell’immediato né durante i trenta giorni successivi alla prima comparsa del dolore. Per togliersi ogni ‘sospetto’, oggi si ricorre a un esame del sangue che, dall’arrivo in ospedale e ogni 3-6 ore nelle 12 ore successive alla prima manifestazione, ricerca la presenza di troponina di tipo I o T, predittiva del rischio di infarto. Gli esami ematici sono completati, poi, da elettrocardiogrammi effettuati in parallelo ai prelievi. Ma per ottenere una diagnosi sicura occorrono ore ed ore.
I tempi del nuovo test scozzese si riducono: si analizza sempre il sangue per scovare, nell’arco di una sola ora e con un unico prelievo, concentrazioni di troponina pari o inferiori anche a 5 nanomilligrammi, valore entro cui, tranquillizzano gli esperti, si è al riparo dal rischio di infarto. «Conoscere i reali rischi di sviluppare un danno acuto del miocardio – spiega Salvatore Di Somma, professore di Medicina di Urgenza presso l’Università Sapienza di Roma e direttore dell’Unità operativa di medicina d’urgenza e pronto soccorso dell’Ospedale S. Andrea di Roma – entro il tempo tecnico utile alle analisi di laboratorio, consente di avviare in maniera tempestiva la necessaria terapia o di dimettere il paziente senza alcun pericolo di eventi postumi».
Il nuovo test è accurato. Oltre alla “sensibilità” e alla rapidità, il test ha anche un altro merito: l’accuratezza. «In uno studio su oltre 6300 pazienti – conclude lo specialista – in due casi su tre, il test ha ‘diagnosticato’ che il dolore al torace non era predittivo di un infarto in atto, né di un probabile rischio nei 30 giorni successivi alla prima manifestazione».
Riduce stress e costi inutili. Il test ideato dai ricercatori scozzesi è il primo a consentire la diagnosi di un infarto in atto già in Pronto Soccorso, con notevoli benefici per il paziente a cui vengono risparmiati l’ansia e lo stress di esami e ricoveri ospedalieri inutili e per la spesa sanitaria, si effettuano solo cure realmente utili e necessarie. Un’opportunità diagnostica significativa; considerando che in Italia, ogni anno, sono all’incirca 120 mila i casi di infarto, di cui solo l’11% risulta letale. Si stima, inoltre, che nell’arco di alcuni anni questa percentuale possa essere sensibilmente abbassata grazie a migliori strategie di diagnosi, terapia e prevenzione. Il test veloce può essere il primo passo!
Testo di Francesca Morelli