Un compagno di classe di vostro figlio ragazzo ha “balzato” la scuola oppure fuma spinelli a tutto spiano. Che cosa fate? Lo dite alla madre o tacete? In ballo c’è anche il rischio di apparire delle impiccione (per i vostri figli… che non vi diranno più nulla) e anche bacchettone (non lo sapevi che lo fanno quasi tutti???).
3goodnews ha chiesto, quindi, al professor Sergio Perri, psicoterapeuta, esperto in genitorialità e adolescenza, cosa bisognerebbe fare…
Ho scoperto (da mia figlia) che un compagno di classe fuma spinelli (tanti, troppi): devo condividere questa informazione con sua madre?
“Trovo perfetta la parola condividere – afferma il prof. Sergio Perri – perché per i genitori di ragazzi che frequentano la stessa classe, oppure giocano a calcio nella stessa squadra, è importante poter contare sulla collaborazione e supporto di altri genitori. Soprattutto nelle grandi città, dove sia madri che padri lavorano tutto il giorno e, spesso, non possono contare sulla vigilanza di nonni e parenti. Una rete di comunicazione, invece, tra i genitori può servire a proteggere i ragazzi e a vigilare sulla loro educazione. Trovo fondamentale, quindi, che i genitori si parlino tra loro quando c’è qualcosa che non quadra…”.
Ma non rischiamo di passare per spioni oppure inopportuni, svelando ai genitori di un compagno una verità scomoda?
“Penso che qualsiasi genitore voglia e debba essere informato su quello che fa il figlio quando non è a casa. Soprattutto se si tratta di situazioni spinose. E ancora di più se ama “uscire dalle regole” come ubriacarsi o fumare degli spinelli. Sarebbe peggio per un genitore venirlo a sapere per ultimo (tutta la scuola lo sa e noi no…) e quando la situazione è ormai critica”.
Qual è il modo migliore per informare i genitori?
“L’importante è farlo con delicatezza e magari trovare un momento per confidarsi tra madri. Una telefonata, un incontro con la mamma del ragazzo per raccontargli l’accaduto (senza coinvolgere assolutamente i figli… della serie “mio figlio/figlia mi ha detto che…”. Ma: “ho saputo che…” ). Inoltre, è importante non giudicare comportamenti ed educazione ( non deve essere una competizione tra chi sa educare e chi no). Ma occorre comprendere il disagio del genitore a cui si rivela il fatto, provare a mettersi nei panni dell’altra mamma (ma soprattutto pensare sempre: “E se succedesse anche me? E se lo facesse anche mio figlio e sono l’unica a non sapere nulla?” . Insomma, utilizzare tatto ed empatia. Gli errori dei ragazzi fanno parte della crescita, ma con una buona rete di sostegno, genitori e figli possono affrontarli e risolverli meglio e prima” conclude Perri.