In occasione della giornata Mondiale della Vista sono previsti visite e check up gratuiti in tutta Italia. La Società Oftalmologica Italiana desidera sensibilizzare la popolazione sull’importanza del controllo della capacità visiva, per ridurre la comparsa di malattie degenerative importanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, sono 253 milioni i disabili visivi nel mondo di cui 217 milioni gli ipovedenti e 36mila i ciechi. Entro il 2050 si stima che la metà della popolazione mondiale sarà miope.
La miopia è un’anomalia rifrattiva dell’occhio secondo la quale i raggi luminosi dell’oggetto guardato vengono focalizzati davanti alla retina e non sulla retina stessa. Ciò comporta una visione sfocata degli elementi distanti. Uno studio australiano pubblicato sulla rivista Ophtamology, sostiene che a rischio miopia sono soprattutto le nuove generazioni, i bambini dai nove anni in su.
Infatti, proprio in questi giorni i medici oculisti puntano l’indice sull’utilizzo eccessivo dei device, soprattutto nei bambini/ragazzi (soprattutto ragazzine 10-15 anni) che trascorrono ore davanti a smarthphone, tablet e pc, chiusi tra le mura di casa e quelle della scuola. Il rischio oltre alla miopia e ai traumi correlati ad essa, come lo sfaldamento o l’assottigliamento della retina.
Gli occhi sono messi a dura prova anche dall’inquinamento atmosferico. Attualmente il disturbo più diffuso è l’occhio secco, soprattutto nelle città ad alto tasso di smog (il particolato agisce sull’occhio come talco, intaccando il film lacrimale). Infatti, il 20% dei pazienti si reca dall’oculista (circa 1 anziano su 39 per sintomi riconducibili alla sindrome dell’occhio secco, ormai riconosciuta come vera e propria patologia. Un intenso fastidio indotto dalla luce, la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio e di vedere attraverso un parabrezza appannato sono i principali campanelli d’allarme di questa condizione, caratterizzata dal deteriorarsi del film lacrimale che ricopre la superficie oculare. A determinare il fenomeno, oggi in preoccupante aumento con i primi casi riscontrati già in età pediatrica, è anche la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Recenti studi, infatti, attestano la corrispondenza tra maggiori livelli di inquinamento da polveri sottili PM10 e PM2,5 (che agiscono sull’occhio come talco, seccandolo) e recrudescenza dei disturbi oculari.
“Quello dell’occhio secco è anche un fenomeno ‘age-related’ – prosegue Nucci Paolo Nucci, Direttore della Clinica Oculistica Universitaria dell’Ospedale San Giuseppe– perché dopo i 50 anni è fisiologico un ricambio meno frequente del film lacrimale e una minore idratazione oculare. Con il progressivo invecchiamento della popolazione, il problema è quindi più ricorrente. Anche l’impiego massiccio dei device, che ci impongono una visione ravvicinata e un maggior consumo di lacrime, ha un ruolo nella diffusione della sindrome dell’occhio secco. Sul processo di invecchiamento non possiamo intervenire, in merito a smartphone e altri schermi si possono dare limitazioni di buon senso, ma una crociata contro questa tecnologia, che ormai fa parte della nostra vita, sarebbe anacronistica”.
Che cosa si può fare per arginare il problema?
“Curare il nostro stato di salute generale – continua l’esperto – sottoporsi agli opportuni controlli dall’oculista, avere un’alimentazione povera di zuccheri sono utili suggerimenti che ciascuno di noi dovrebbe seguire. Ma è fondamentale che si intervenga anche sull’ambiente in cui viviamo, cercando soluzioni concrete per ridurre l’inquinamento da polveri sottili. La ricerca scientifica nel frattempo va avanti verso lo sviluppo di nuovi farmaci capaci di ricostituire il film lacrimale. A questo proposito la nostra struttura è impegnata in diversi studi. In merito alle terapie, occorre ricordare ai pazienti di non affidarsi al fai da te, ma di rivolgersi sempre a un oculista, il quale sarà in grado di individuare il farmaco più adatto a ricostruire il proprio specifico film lacrimale, oggi riconosciuto ormai come vero e proprio organo”.
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