Ricostruzione personalizzata e su misura del paziente, abbattimento di rischi e complicanze… grazie alla tecnologia 3 D applicata al mondo delle protesi della spalla.
3 interventi su 4 riguardano donne tra i 65 e gli 85 anni. Ma sono circa 1.000-1.500 di giovani over 30 che vengono operati alla spalla, ogni anno in Italia, per questo la tecnologia Imaging 3D, applicata alla protesi della spalla, è una vera rivoluzione. Dai circa 1.500 interventi realizzati nel 2000, oggi in Italia vengono impiantate circa 5.000 protesi alla spalla ogni anno (Registro Italiano Artroprotesi RIAP), senza alcuna incertezza sull’esito e con il ripristino totale delle funzionalità di un’articolazione in grado di compiere oltre 18 mila movimenti nello spazio.
Un impatto notevole soprattutto nella salvaguardia dello stato di autonomia di una popolazione in progressivo invecchiamento, come confermano i dati raccolti dagli esperti in occasione del Rome Shoulder Course, in programma domani a Roma, Palazzo INAIL. L’incontro biennale, patrocinato dalla Società Italiana Ortopedia e Traumatologia (SIOT), vedrà riuniti i massimi esperti di chirurgia protesica italiani e internazionali, per parlare di tecnologia 3D e accessibilità delle nuove cure (fino all’85% delle operazioni eseguite in istituti pubblici), oltre alla possibilità di realizzare prima dell’intervento vero e proprio una mappatura digitale 3D del paziente sulla base dei dati forniti da una TAC, per simulare l’impianto nei minimi dettagli, programmandolo sulla base dell’anatomia del singolo pazienze.
Il segreto per ridurre complicanze e tempi di recupero è legato alla creazione di un modello 3D computerizzato della struttura ossea, collegato a un software di planning che elabora tutti i dati acquisiti permettendo al chirurgo di personalizzare le protesi di spalla in funzione delle misure delle componenti, le angolazioni e studiare la posizione più adatta alla specifica anatomia del paziente. L’intervento è poi guidato da sensori GPS come fosse un navigatore satellitare che indirizza la mano del chirurgo durante tutto il percorso dall’inizio alla fine dell’intervento di impianto della protesi.
Altre novità e ricerche saranno presentate domani al meeting di Roma, patrocinato da SIOT.