Il Covid-19 si può curare a casa, come afferma il dottor Luigi Cavanna*, primario di oncoematologia all’Ospedale di Piacenza, dopo aver trattato oltre 300 pazienti affetti dal virus, recandosi al proprio domicilio.
Secondo l’esperto, fautore del “modello Piacenza” (attuato dalla Asl di Piacenza nella fase 1 dell’epidemia), per combattere il Covid-19 è necessario: prendersi cura dei malati Covid- 19, direttamente nelle proprie abitazioni, per evitare che arrivino all’ospedalizzazione. E’ necessario, infatti, intervenire prima che le loro condizioni di salute possano diventare più serie, garantendo così una dimensione più umana nella cura dei pazienti spesso soli e anziani ed evitando la “congestione” dei Pronto Soccorso.
Le cure anti-covid, ovviamente, devono essere “personalizzate”, in base alle condizioni fisiche del paziente (se ha la febbre alta, la tosse, l’affanno o altri problemi respiratori), dal proprio medico curante, di fiducia o dai medici delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) se attive sul territorio ( a Roma sono praticamente delle istituzioni fantasma).
Attualmente per la cura domiciliare del Covid-19, quella promossa dal Ministero della salute attraverso un protocollo che prevede l’uso della tachipirina in presenza di febbre, a cui potrebbe aggiungersi (se il paziente si aggrava o non migliora nel giro di un paio di giorni) l’uso di farmaci come il cortisone e gli antibiotici (per abbassare il livello di infiammazione e prevenire le complicazioni batteriche) più la somministrazione di eparina. Ma sempre sotto il controllo medico.
Il dottor Cavanna è a favore anche dell’uso dell’idrossiclorochina, utilizzata con successo durante la prima ondata di marzo-aprile sui pazienti, ma attualmente messa sotto accusa dall’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e, per questo, esclusa (in questa seconda ondata) dal programma di cura dei pazienti Covid 19. Per il primario dell’Ospedale di Piacenza è necessario uno studio super partes che attesti i reali rischi e benefici dell’idrossiclorochina (considerata attualmente inefficace e pericolosa per la salute dei pazienti).
Per saperne di più, non perdete l’interessante intervista al dott. Cavanna sul canale Byoblu 24 (anche su Davvero tv).
*Il professor Luigi Cavanna è tra i primi protagonisti di Amarsi un po’, la campagna che la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD) ha lanciato per raccontare la forza della società civile dentro e oltre la pandemia.