SONO DI NUOVO IN DAD. I nostri figli (ma anche noi genitori in smart working) blindati in casa. Un incubo che si perpetua da mesi per le famiglie italiane. Vietate le aule delle scuole ai giovani “untori” ( i casi sono in aumento e i ragazzi sono a casa da mesi! Bah), ma si tengono aperti i negozi di abbigliamento, le tabaccherie, i bar per gli aperitivi…. La scuola però chiude le porte agli adolescenti.
Ed eccoli lì, i giovani, di nuovo in pigiama o direttamente nel letto a (far finta di) seguire le lezioni di italiano, storia, latino, diritto, ecc. ecc. Senza dimenticare educazione fisica o disegno tecnico… dal divano. ?
Un’intera generazione sprofonda nella DAD, davanti a un video (oscurato) del propri0 Pc, tablet o smartphone. La qualità delle lezioni è quasi sempre la solita: stessa solfa, uguale (come quelle che avrebbero avuto in presenza), noiosa, la versione zoomata della lezione in classe, ma con insegnanti meno smart e meno veloci nel cambiare registro.
Pochi, secondo i ragazzi, gli insegnanti che si sono adeguati al cambio di passo della società e pochi anche quelli in grado di collegarsi senza problemi al Pc.
Il coinvolgimento degli studenti sui temi più complicati e pratici (vedi matematica, tecnologia, disegno tecnico) e il mantenimento dell’attenzione diventa un’impresa quasi impossibile, a casa e in pigiama; genitori in smart working e fratelli nella stessa stanza mandano in tilt la concentrazione già carente prima del Covid. Il rischio è perdersi d’animo… ragazzi e genitori inclusi.
Secondo nell’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da Ipsos per Save the Children su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, il 28% degli studenti ha almeno un compagno di classe che ha smesso di seguire lezioni. I motivi principali? La difficoltà di connessione e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo (AdnKronos):
Cosa si può fare? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, docente, saggista e scrittrice italiana, per uscire indenni, noi genitori e gli insegnanti virtuosi e virtuali, da quest’emergenza che deprime e costringe i ragazzi a restare nel nido familiare, quando vivono “nell’età della fuga”. Secondo la dott.Parsi, la DAD non funziona se i docenti propongono le lezioni alla vecchia maniera, senza avere acquisito competenze sulla didattica online. Ma soprattutto senza coinvolgere attivamente i ragazzi nelle loro lezioni. La scuola deve cambiare passo velocemente e soprattutto è necessario creare una rete con le famiglie, che vanno sostenute in questo periodi di emergenza. I ragazzi non possono essere lasciati da soli davanti a uno schermo. Il virtuale deve essere virtuoso. Ossia diventare un mezzo utile e veloce per educare e costruire una società migliore!