Mentre in Italia si sta discutendo solo sull’obbligatorietà dei vaccini come unica cura possibile al Cov-Sars 2, alcuni gruppi di ricerca internazionali indipendenti, nell’ultimo anno, propongono farmaci già esistenti ed efficaci contro il COVID-19. Secondo la Meta- analisi*, effettuata da un gruppo di ricercatori indipendenti e dell’Università di Oxford (dati emersi durante l’International Ivermectin Project Team tra dicembre 2020 e maggio 2021), l’Ivermectina, un farmaco antiparassitario utilizzato in tutto il mondo per un ampio numero di parassiti, ha dimostrato un’attività antivirale per SARS-CoV-2 nelle cellule. Inoltre, ha anche dimostrato meccanismi immunomodulatori e antinfiammatori.”
“Studi in vitro hanno dimostrato che l’ivermectina sopprime la produzione dei mediatori dell’infiammazione ossido nitrico e prostaglandina E2 [14]. Inoltre, l’avermectina (da cui deriva l’ivermectina) altera significativamente la secrezione di citochine pro-infiammatorie (IL-1β e TNF-α) e aumenta secrezione della citochina immunoregolatoria IL-10 [15].
La Meta-analisi è stata realizzata grazie a 24 studi clinici randomizzati (3328 pazienti) identificati attraverso ricerche sistematiche di PUBMED, EMBASE, MedRxiv e registri di prova; l’ivermectina era associata a marcatori infiammatori ridotti (proteina C-reattiva, d-dimero e ferritina) e una più rapida clearance virale mediante PCR. La clearance virale era dipendente dalla dose e dalla durata del trattamento.
In 11 studi randomizzati di infezione moderata/grave, c’è stata una riduzione del 56% nella mortalità con ripresa clinica favorevole e riduzione dei ricoveri. Attualmente, l’OMS raccomanda però l’uso dell’ivermectina solo all’interno di studi clinici, per questo è in corso una raccolta di altri dati per convalidare i risultati ottenuti fino ad oggi.
Ivermectina, ma non solo: i farmaci anti-Covid
Oltre all’ivermectina sono in corso valutazioni per altri tre farmaci anti-infiammatori che hanno dimostrato significativi vantaggi in termini di sopravvivenza (e costi) fino ad oggi: il desametasone corticosteroide nel Regno Unito (studio RECOVERY [3] ) e i farmaci antagonisti del recettore dell’interleuchina-6 (IL-6), tocilizumab e sarilumab, nello studio REMAP-CAP e nello studio RECOVERY [4,5]. Oltre a quelli antimicrobici come idrossiclorochina, lopinavir/ritonavir, remdesivir e interferonbeta, che non avrebbero di mostrato alcun beneficio significativo in termini di sopravvivenza in due ampi studi randomizzati [3, 6] nonostante rapporti iniziali di efficacia.
Tratto dall’Abstract, pubblicato da https://covid19criticalcare.com/wp-content/uploads/2021/07/AndrewHill7-6-21paper.pdf
Autori: *Meta-analysis of randomized trials of ivermectin to treat SARS-CoV-2 infection Andrew Hill1 , Anna Garratt2 , Jacob Levi3 , Jonathan Falconer4 , Leah Ellis5 , Kaitlyn McCann5 , Victoria Pilkington6 , Ambar Qavi5 , Junzheng Wang5, Hannah Wentzel5
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