Il cervello è come un computer: immagazzina ‘files’ legati a sensazioni, odori, sapori e colori.
Ma non ha però il tasto ‘cancella’: accade così che abbia la tendenza a cercare di ripetere eventi, fissati nella memoria come postivi, e a rifiutare tout court quelli negativi. Un comportamento che il cervello adotta anche quando si tratta di cibo. Lo conferma uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’università di Basilea, in Svizzera, su un piccolo gruppo di volontari, in cui di fronte a una varietà di opzioni alimentari tutte piacevoli, la scelta ricadeva sul cibo avvertito come più gradito anche alla memoria, legato cioè a un ricordo piacevole.
Memoria e cibo. Chi non ricorda il protagonista del romanzo ‘Alla ricerca del tempo perduto’ di Proust che amava accompagnare la tazza di tè con delle piccole madelaines, dei deliziosi dolcetti a forma di conchiglia, fatti dalla zia, legate a piacevoli ricordi di gioventù? O più di recente Disgusto, personaggio del film-cartoon di Insideout, che insegna come una esperienza negativa verso il cibo o qualsiasi altra cosa, orienta in realtà verso ciò che è meglio per noi? Su questo processo di scelta condizionato, svolge un ruolo fondamentale anche il cervello, o meglio la memoria, che ci porta ad esempio a continuare a privilegiare cibi come dolci, cioccolato, caramelle e zuccheri, perché energetici e postivi per l’intero organismo, e a rifiutarne altri, quali frutta e verdura, perché magari inizialmente imposti contro la propria volontà dai genitori; perché mangiati in abbondanza o correlati a una forte esperienza negativa o infine a guardare con riluttanza un alimento nuovo verso cui si attivano attenzioni per scoprire il gusto e le più piccole sensazioni suscitate da quello specifico alimento. «Ciò accade – spiega Gianluca Castelnuovo, professore associato di Psicologia Clinica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e clinico-ricercatore all’Ospedale San Giuseppe dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano di Verbania – perché il cervello attiva delle modalità di difesa verso quanto l’organismo percepisce come tossico o esperienzialmente negativo, o di contro di accettazione se il ricordo è piacevole e tale da rendere gratificante anche lo stesso alimento». Una reazione ‘cerebrale’ necessaria per la sopravvivenza. A riprova è il fatto che un piccolo gruppo di volontari testati da psicologi svizzeri, di fronte a più alimenti spezza-fame tutti ugualmente stimolanti, continuavano a previlegiare quello che ricordavano meglio, come più gustoso, testimoniando così una stretta alleanza fra le nostre scelte (in questo caso alimentari ma non necessariamente solo tali) e particolari aree cerebrali in cui hanno sede i ricordi e i processi decisionali. «La ricerca – commenta il professore – porta ulteriori evidenze al fatto che il ricordo delle esperienze più piacevoli, attrattive, tende a guidare le nostre decisioni per cui la memoria ha un ruolo decisivo nelle scelte che prendiamo, soprattutto quando memorizziamo ciò che è riconosciuto come piacevole e quindi, in una logica di sopravvivenza, da replicare».
Il cervello condizionabile. Il problema può insorgere però quando a più cibi vengono legati ricordi ed emozioni negativi con il rischio che l’alimentazione possa diventare eccessivamente selettiva. «In questi casi – continua Castelnuovo – è possibile attuare una desensibilizzazione, facendo in modo cioè che, gradualmente, all’alimento rifiutato venga associata una memoria positiva. Non è però un processo facile perché non è possibile cancellare dalla memoria ricordi passati; occorrerà pertanto creare una serie di nuove connessioni cerebrali, positive, che si sovrappongano alle precedenti». Insomma bisogna rieducare il cervello a un ricordo positivo. Facciamo un esempio con il pomodoro, un alimento difficile da mangiare per molti, ma importante per il nostro organismo: si potrà ‘ingannare’ la memoria abituandola all’idea che il pomodoro si associa alla pizza, un cibo buono, che a piccole dosi non ha un gusto poi così malvagio e/o che mangiato insieme ad altri cibi più graditi, perfino il pomodoro possa diventare accettabile. E se introdurre un cibo davvero ostico nella nostra dieta, ha il sapore di un sacrificio troppo gravoso, a fine pasto non resta che gratificarsi con un meritato premio: magari una fetta di dolce al cioccolato. Che aiuterà senza dubbio a mandare giù anche quell’amaro boccone.
Testo di Francesca Morelli – giornalista