Lo studio pubblicato dall’Istituto Mario Negri sulla rivista scientifica “The Lancet” conferma una riduzione delle ospedalizzazioni con l’assunzione, dai primi sintomi del Covid, di alcuni efficaci antinfiammatori
Altro che “Tachipirina e vigile attesa” il protocollo del Ministro Speranza, inviato a tutti i medici italiani, è stato un disastro! Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, già un anno fa, aveva affermato che per bloccare il virus risultavano efficaci gli antinfiammatori come Nimisulide, aspirina, celecoxib, presi all’inizio della malattia. Il professore era stato criticato da giornali e da esperti del calibro di Claudio Cricelli (presidente della Simg, intervistato da La Repubblica), che aveva affermato che: “gli antinfiammatori sono totalmente inefficaci nella cura al Covid…”, seguito a ruota, dagli attacchi dei viro-esperti televisivi. Insomma, Il professor Remuzzi era stato messo a tacere…
Tha Lancet pubblica la ricerca italiana
Il 25 agosto 2022, finalmente, è apparsa su “The Lancet” la ricerca dell’Istituto Mario Negri (ora tutto il mainstream ne parla cercando di insabbiare tutto quello che hanno scritto fino ad oggi) che ribadisce che “Intervenire all’esordio dei sintomi di COVID-19 da lievi a moderati in ambito ambulatoriale offrirebbe l’opportunità di prevenire la progressione verso una malattia più grave e complicanze a lungo termine. Poiché i sintomi precoci della malattia riflettono in modo variabile un’eccessiva risposta infiammatoria sottostante all’infezione virale, l’uso di farmaci antinfiammatori, in particolare i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), nella fase ambulatoriale iniziale di COVID-19 sembra essere un prezioso strategia terapeutica. Alcuni studi osservazionali hanno testato i FANS (in particolare gli inibitori della COX-2 relativamente selettivi), spesso come parte di protocolli multifarmacologici, per il trattamento ambulatoriale precoce del COVID-19. I risultati di questi studi sono promettenti e indicano un ruolo cruciale dei FANS per la gestione domiciliare delle persone con sintomi iniziali di COVID-19″.
Ma i Fans non dovevano favorire l’infezione da Sars-Cov2?
Le ricerche smentiscono le linee guida del Ministero della Salute “Tachipirina e vigile attesa”. No assolutamente Tachipirina (anzi il farmaco antifebbrile interferirebbe con il glutatione, favorendo l’invasione virale), mentre sì agli antinfiammatori (FANS).
Infatti, secondo la ricerca dell’Istituto Mario Negri: ” gli studi effettuati sui ratti, trattati con vari FANS, hanno rilevato che naprossene, nimesulide, diclofenac, meloxicam e piroxicam riducono marcatamente l’espressione di ACE2 (46). Inoltre, alte concentrazioni di ibuprofene e flurbiprofene riducono la replicazione di SARS-CoV-2 in vitro (47). I dati basati su piccole coorti di popolazione e su studi osservazionali e retrospettivi non hanno mostrato alcuna associazione tra la terapia con FANS in corso e l’aumento della mortalità48-51 o il peggioramento degli esiti clinici48,49,51-53 nelle persone affette da COVID-19 nella popolazione generale (cioè, nella popolazione ospedaliera e ambulatoriale; appendice p 1). Analogamente, nelle persone con malattia reumatica preesistente esposte cronicamente ai FANS, l’uso continuativo di questi farmaci non ha aumentato il rischio di ospedalizzazione per COVID-19 o di morte correlata alla COVID-19 rispetto ai non utilizzatori”.