Il battito irregolare potrebbe essere causato dal reflusso, ma anche dai farmaci prescritti per ridurre la produzione di acido cloridrico ( inibitori di pompa protonica)
Il cuore comincia a battere più veloce oppure i battiti diventano irregolari o si assiste alla sensazione di un improvviso “tuffo al cuore”. Situazioni che mettono in allarme chiunque abbia avuto la sfortuna di provarle. C’è chi chiama subito il medico per capire se è un attacco di cuore. C’è chi, preso dal panico, va direttamente al Pronto soccorso o chi si collega online alla ricerca di siti e di info che possano identificare i suoi sintomi.
Il risultato, purtroppo, nella maggior parte dei casi, è ancora più allarmante del battito irregolare; le informazioni mediche (non vagliate da un esperto) e le autodiagnosi portano a pensare al peggio.
Spesso, infatti, come assicurano gli esperti, la tachicardia e le extrasistole potrebbero dipendere dal reflusso gastro-esofageo, specie se compaiono dopo i pasti. Quindi, non causate da un infarto ma da un problema digestivo che va ad “irritare” il muscolo cardiaco.
Ma come si fa a capire se il battito irregolare dipende dallo stomaco o dal cuore?
Tutto è collegato al muscolo diaframma che divide la cavità addominale da quella toracica. Il diaframma ha la forma di una cupola ed è posizionato a diretto contatto con lo stomaco. Come tutti i muscoli si accorcia e si allunga, influenzato dalla respirazione, dallo stress, ma anche da contratture create da posizioni sbagliate (dorso curvo, iperlordosi…). Il diaframma è spesso identificato anche come il muscolo delle emozioni, reagisce e modifica la sua forma, si accorcia, spingendo sullo stomaco sottostante causando, se la compressione è prolungata e duratura, un rallentamento della digestione, reflusso gastrico e/o ernia iatale.
Quando il diaframma spinge lo stomaco verso il basso, infatti, rende più faticosa e lenta la digestione, favorisce la fermentazione degli alimenti e la formazione di gas (nel duodeno e nel colon) che tendono a risalire verso l’alto per uscire, forzando l’apertura della valvola del cardias. Questa azione, può causare il reflusso gastrico, la tachicardia e le extrasistole, proprio per la vicinanza del diaframma alla punta del cuore.
Aria nella pancia e nell’intestino influenzano il battito
La produzione di aria nello stomaco (aerogastria) e nell’intestino (aerocolia) può influenzare il ritmo cardiaco. A questo, si aggiunge l’agitazione e l’ansia di chi percepisce l’alterazione battito (frenospasmo, H.Jarricot). Insomma, al reflusso si somma anche la paura di un attacco di cuore…
Battito irregolare dopo i pasti
Le variazione del battito si riscontrano dopo i pasti, quando ci si corica dopo aver mangiato. Aver bevuto acqua e bevande gassate, assunto cibi piccanti e di difficile digestione o alimenti acidi, come pomodori e agrumi, e… la menta. Se la tachicardia avviene di notte, potrebbe invece essere collegata alla presenza di un’ernia iatale. In ogni caso è necessario rivolgersi sempre al proprio medico di fiducia, che saprà consigliarci gli esami da effettuare per una corretta diagnosi del problema.
Attenzione agli antiacidi (IPP)
Contro il reflusso, tra i farmaci gastroprotettori più prescritti ci sono gli Inibitori di Pompa Protonica (IPP) che agiscono bloccando la produzione di acido cloridrico nello stomaco, dalle 18 alle 24 ore circa. Fanno parte di questa categoria: l’omeprazolo, il pantoprazolo, il lansoprazolo, l’esomeprazolo, il rabeprazolo.
Secondo uno studio pubblicato su Pubmed (The Relationship Between Resistant Tachycardia and Treatment for GERD- “L’uso di farmaci che bloccano la secrezione acida gastrica, come gli inibitori della pompa protonica, è rapidamente aumentato negli Stati Uniti. Sebbene originariamente destinati al trattamento a breve termine di condizioni specifiche, gli inibitori di pompa protonica (PPI- Proton pump inhibitors) si sono estesi all’uso a lungo termine con conseguenze impreviste, comprese le carenze di minerali legate alla mancanza di sufficiente acido gastrico necessario per l’estrazione di minerali dagli alimenti e dagli integratori ingeriti.
L’autore, nel suo studio, ha riportato il caso di un paziente con tachicardia e altre aritmie che era risultato resistente ai farmaci prescritti da una serie di cardiologi.
Il paziente era stato sotto PPI per diversi anni prima delle sue aritmie, prescritti per la gastrite correlata allo stress. Il ricercatore ha quindi eseguito le analisi del sangue complete e ha scoperto che il paziente era carente di molti dei minerali, compreso il magnesio, noto per essere essenziale per la normale funzione cardiaca. Dopo che il paziente ha smesso di assumere antiacidi e aver introdotto magnesio e altri minerali, la tachicardia si è risolta senza bisogno di alcun farmaco.
Per questo, è necessario – come sottolinea la ricerca – rivedere attentamente l’elenco dei farmaci che i pazienti assumono per scongiurare i possibili rischi a lungo termine associati a tali farmaci. Se usati per lunghi periodi “possono invece causare effetti più severi come uno scarso assorbimento e conseguente carenza di vitamina B12, magnesio e calcio, tutti importanti per il sistema muscolo-scheletrico “ secondo IRCCS Mario Negri . “In soggetti a rischio, come chi soffre di osteoporosi, possono aumentare il rischio di fratture. Inoltre, modificando il pH dello stomaco, possono favorire lo sviluppo di infezioni intestinali, come quelle causate da Helicobacter Pylori o Clostridium Difficile. Queste infezioni sono piuttosto pericolose perché possono portare alla comparsa di tumori allo stomaco o all’intestino”.